In un sogno ricorrente delle ultime settimane, sto salendo con un gruppo di persone – le quali stanno parlando, con una certa frivolezza, di una donna bellissima e assai attraente che si è fidanzata con un cretino – su per una lunga e scricchiolante scalinata in legno, che sale a spirale verso la cima di un palazzo antico, e che, man mano che si sale, si stringe sempre più su se stessa fino a chiudersi poco prima del pianerottolo in cima. Lo possiamo osservare, oltre la tromba delle scale, attraverso la balaustra pericolante. L’unica maniera per passare oltre è scavalcare la balaustra, che sembra pronta a schiodarsi e cedere al primo soffio, e aggrappandosi a quella saltare nel vuoto, verso il piano dall’altra parte. Io non mi fido di me stesso, né del fatto che la balaustra possa reggermi per quei pochi secondi necessari a darmi la spinta necessaria per il balzo, e sono quasi pronto a tornare di sotto. Ma uno dei miei compagni non ci pensa due volte, sfonda la balaustra con un calcio facendone precipitare i pezzi in basso e subito dopo spicca il salto. Ma io non vedo come va a finire – se atterra al sicuro sul pianerottolo o precipita di sotto – perché è tale la mia paura, anche per lui e per tutti gli altri, che chiudo gli occhi e le orecchie fino a sentirmi cieco.
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