Era bellissimo starsene così, appollaiati sul divano avvolti in una grande coperta, con le gambe penzoloni sul bracciolo e gli occhiali per terra accanto a una copia dei 49 racconti. Starsene così pigri, e nell’aria un po’ fumosa della stufa pensare all’ultimo racconto appena scritto e ancora da limare e a tutti quelli che sarebbero venuti forzando la pigrizia, e chiedersi se un giorno e quando il cuore avrebbe smesso di dolersi d’ogni cosa, una alla volta, una alla volta, e sempre una di meno fino al giorno che non gli sarebbe importato più di nulla. E chiedersi come sarebbe cambiata così, nel tempo, la sua scrittura e se sarebbe rimasta almeno quella un giorno, finito lui, a testimoniare che qualcosa c’era stato e aveva, per quanto piccola, la sua importanza.
4 commenti:
certo è bello starsene così, dentro nel bozzolo, quasi in utero, raggomitolati ed è bello pensare che forse non si starà eternamente a dolersi di OGNI cosa ma per quell'uomo nella coperta con i sensi così vigili e così attento alle fragilità non solo sue ma di ciò che lo circonda non sarà mai possibile giungere a non dare importanza a nulla, la forza della sua scrittura sta nel fatto che lui si duole delle cose. Intanto resti lì nel suo bozzolo quell'uomo con le gambe a penzoloni e limi, limi, c'è chi aspetta di leggere
Stamattina a scuola leggevo "Campo indiano", dai 49 racconti.
Chissà se è piaciuto, se a qualcuno sarà venuta la curiosità di esplorare un po' il vecchio Ernest.
beh spero di sì, non si sbaglia mai a leggere i 49 racconti, si può solo imparare a scrivere come si deve, con sobrietà e attenzione ai particolari che contano. io di quel libro adoro gatto sotto la pioggia e poi anche il lottatore :)
E SEMBRA NON MANCHI NULLA...
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