Pensando alla Sicilia e a tutte le chiacchiere e i discorsi che si stanno facendo in queste ore, l'unica cosa che mi viene in mente è una frase di Gesualdo Bufalino che esprime tutta la mia povera e ridotta (lo confesso) visione politica, che diceva: "La mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari". Per questo credo che non ci sia salvezza nella politica, oggi, in Italia. Perché ancora non ne ho sentito uno che, parlando dei grandi problemi che affliggono questo paese, ritornasse ai fondamentali, alle basi, alla scuola intesa come formazione dell'individuo e non come parcheggio. Sarò noioso, lo so che torno sempre sullo stesso punto, ma è che ho ancora davanti il ricordo di mia nonna, contadina, che mi diceva che il momento in cui si è sentita più orgogliosa di sé è stato quando ha imparato a leggere. Mia nonna, con quel briciolo di cultura che si era conquistata sudando, era più libera dei tanti precari laureati, pieni di nozioni indirizzate alla ricerca del postofisso, ma senza un cuore del proprio sapere che dia l'esatta dimensione della loro profondità umana. Di chi è la colpa se sono così? Mia no di certo. Forse di qualcun altro più vecchio di me. O come diceva pochi giorni fa Camilleri, altro siciliano (cito a memoria): "Ho creduto anche io nel sogno di rifare nuova l'Italia, fra '45 e '48, ma mi porto nella tomba il rimorso di lasciare a mia nipote questo paese disastrato". Il danno è fatto. E i problemi seri, oggi, si risolvono con ben altro che con la licenza elementare, come ben ci rammentano tutte le persone preparate e lungimiranti che parlano in queste ed altre ore, a tutte le ore, senza mai un dubbio e qualcuna addirittura senza nemmeno l'istruzione.
Nessun commento:
Posta un commento