Continuo a pensarci da giorni, ad arrovellarmi, anche sollecitato da molti amici, e forse andrò anche a votare, per quanto conoscendomi finirò per votare qualcuno che non farà testo, così che fra votare e non votare non ci sarà nessuna differenza, sarà comunque un non farsi sentire. (E se mi dicono che comunque andare a votare è il segnale di qualcosa, io credo di no: vincere le elezioni è un segnale, votare tanto per votare e comunque al potere ci vanno sempre i soliti, secondo me non serve a nulla. Però a votare qualcuno che non vince almeno non si sbaglia, no? Non ci si sporca le mani col potere.) Ma più ci penso e più sono convinto che la politica, come concetto alto dico, smontato nei suoi meccanismi, non solo sia una cosa di per sé innaturale e perversa, spesso rivoltante, ma non offra salvezza a nessuno, anzi il più delle volte imbruttisce le persone, proprio come un vizio. E la cosa che mi dà più fastidio, forse, non è nemmeno questo (una politica ci vuole alla fine, proprio come una moneta), è come molti che fanno politica non solo lo sanno, ma di diventare umanamente più brutti se ne compiacciono pure. Ma questo è ovviamente ciò che penso io e non è che faccia testo, è solo la mia personalissima opinione e vorrei che fosse presa come tale.
1 commento:
Se però vincere significa poi fare una politica di compromessi, una politica contro le proprie idee sbandierate, le idee basilari, per dirla fuori dai denti: un partito che si dichiara di sinistra e poi fa una politica di destra, come succede ormai da troppi anni, chi è che ha vinto? Certo, il problema è a monte, con un sistema economico asfissiante, che ha già deciso tutto ... una sorta di monarchia internazionale mascherata da democrazia. Detto questo, si può fare una politica decente, anche dall'opposizione, se si ha la forza necessaria e le idee ben salde. Penso al PCI, che in epoche passate ci è riuscito.
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