Siccome gli amici sanno che non amo particolarmente il 27 gennaio (per tutta una serie di ipocrisie che contiene), stamattina mi chiedevano sfottendomi un post polemico per il giorno della memoria. E visto che non mi va di parlare di quello, mi è venuto in mente di postare questa foto di un bellissimo complesso di trulli con tanto di aia e di giardino che sorge abbandonato su via Alberobello a due passi da casa mia. Leggende metropolitane che sicuramente sono false e tendenziose raccontano che un noto costrutture locale ha comprato il terreno e aspetta pazientemente che i trulli privi di manutenzione crollino da sé per potere poi, attraverso un intervento di ristrutturazione (come li chiamano), costruirci sopra un bel palazzo. E io mi chiedo, nella giornata della memoria, della mia memoria almeno, ma in tempo di crisi edilizia e di orgoglio per la nostra terra, non sarebbe più facile e utile risistemare i trulli col giardino e venderli così come sono, nel loro ambiente e nel rispetto della nostra tradizione, piuttosto che tenerli chiusi aspettando che muoiano? Non è un po' troppo da necrofili questa nostra concezione palazzinara? Io non c'ho i soldi ma se li avessi li comprerei subito quei trulli proprio perché sono così e non perché possono sviluppare volumetrie. Ma sia chiaro che questo è un esempio che vale per tutti, che di casi come questo se ne vedono ogni giorno e io non ce l'ho con quel costruttore in particolare, ma ce l'ho un po' con tutti perché certe volte, secondo me, non hanno proprio capito chi sono e da dove vengono.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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sabato 27 gennaio 2018
martedì 23 agosto 2016
i trullari-ninja
Questa mattina, parlandone con Grazia Rongo, siamo arrivati alla conclusione che per combattere l’inarrestabile ondata di abusivismo edilizio che colpisce le nostre terre, l’unica è controbattere il male col male (un po’ come nei film americani), occhio per occhio e dente per dente. Quindi? Quindi abusivismo per abusivismo! L’idea è questa. Opporre ai palazzinari interessati una fortissima squadra di trullari-ninja, che arrivano la notte sui cantieri e prima ancora che qualcuno possa solo fiatare, ci piantano su un bel trullo abusivo. E poi possano pure invecchiare, aspettando che i trulli crollino da soli! Oppure, lasciarli liberi per le campagne, a ripristinare quelli che lentamente cedono alla nostra incuria. Presto organizzeremo una raccolta fondi per una scuola di formazione dei trullari-ninja. Intanto, accogliamo simpatizzanti.
giovedì 2 luglio 2015
la cubatura non si tocca
Alcuni anni fa ci fu un tentativo di lottizzazione in una vasta zona di terreni inutilizzati dietro casa mia e che coinvolgeva anche la mia famiglia. C'è stata una lotta quasi decennale per costruirci su qualcosa, con progetti che andavano da un parco per bambini a una serie di casermoni in stile Paolo VI a Taranto. Poi, a causa del fatto che c'erano di mezzo troppe teste, più di quindici proprietari, tre ingegneri e varie ditte coinvolte, fra l'avidità di alcuni e gli interessi di altri, non si è riusciti a far nulla, anche perché nel frattempo sono intervenuti tutta una serie di vincoli idrogeologici a fermare ogni possibile progetto. Insomma, di tanti arrangiati che in paese si sono fatti la casa tirandola su pure in mezzo alla strada, il più fesso di tutti sono io che son rimasto a bocca asciutta pur avendo il terreno. In tutto questo, la cosa che meglio ricordo è una riunione in Comune per mettere pace, in cui presentarono il progetto di uno degli ingegneri che aveva riordinato la zona con una serie di villini bassi e non troppo impattanti ma un po' stretti fra loro, per accontentare le richieste di tutti. E mi ricordo che lo stesso ingegnere propose che, se tutti avessimo rinunciato a un po' di cubatura, si sarebbero potute realizzare delle aree verdi intorno alle case che avrebbero garantito un po' di respiro e reso le stesse proprietà più appetibili sul piano commerciale. Di tutti, e c'erano più di una trentina di persone fra tecnici e proprietari, a essere entusiasti della cosa, fummo in due, forse tre. Quel verde non interessava a nessun altro. Mi ricordo un mio vicino di sedia che continuava a bofonchiare: "A cubatura megghje nan se tocche! A cubatura megghje nan se tocche!" Ed è un po' la logica che è andata avanti nella nostra provincia negli ultimi cinquant'anni. Mi è tornato in mente stamattina, che sono uscito in giardino a piedi nudi, e vi assicuro è una sensazione stupenda, e ho pensato che è una fortuna riservata a pochi perché non tutti se la meritano. Ad altri, invece, hanno riservato una sterile cubatura che, se ti va male, te la ficchi in culo ma finisce lì.
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