Quando nel monastero dove da tempo erano stati relegati i quattrocento eunuchi della vecchia casa imperiale cinese ne erano rimasti due, nacque così grande affezione tra loro che non potevano muoversi nei corridoi e nel giardino senza stare vicini. E dicevano cose sulle nuvole che passavano e anche sulle ombre degli uccelli che scorrevano sui sassi dell’orto. Ma poi qualcosa creò dello spazio tra loro. Come se stessero meglio isolati. O perlomeno uno dei due, il più vecchio, si comportava così. Sedeva negli angoli e se ne stava in fondo al giardino. E l’altro lo seguiva a distanza. Lo osservava, lo studiava per capire che cosa poteva essere successo. Forse stava male o voleva morire senza disturbare né essere turbato. Un giorno notò che scriveva su un foglio di carta. Anzi, più volte, anche a lume di candela lo vide scrivere qualcosa che poi teneva segretamente da qualche parte. Cercò quei fogli. Il suo desiderio era quello di leggere il diario intimo. Smosse dei sassi nel giardino e nell’orto come gli era parso che avesse fatto il compagno, frugò in mezzo alle crepe del pavimento vecchissimo. E finalmente un giorno lo trovò. Lo lesse di nascosto. Così era scritto:
Lunedì
Da quando mi sono messo a scrivere il diario vedo che ti interessi ancora molto a me.
Martedì
Sento che hai voglia di leggere quello che scrivo.
Mercoledì
Oggi ho smosso delle pietre nell’orto per farti credere che nascondevo là sotto queste pagine. E infatti tu hai ripetuto i miei gesti e sei rimasto deluso.
Giovedì
Leggo nei tuoi occhi che stai soffrendo. Allora è vero che mi vuoi ancora bene.
Venerdì
Oggi voglio che tu trovi queste poche righe e che tu capisca che sei la mia vita.
Dopo aver letto pianse. E vide che vicino al canneto piangeva anche l’altro.
(Tonino Guerra, da Il polverone)
Lunedì
Da quando mi sono messo a scrivere il diario vedo che ti interessi ancora molto a me.
Martedì
Sento che hai voglia di leggere quello che scrivo.
Mercoledì
Oggi ho smosso delle pietre nell’orto per farti credere che nascondevo là sotto queste pagine. E infatti tu hai ripetuto i miei gesti e sei rimasto deluso.
Giovedì
Leggo nei tuoi occhi che stai soffrendo. Allora è vero che mi vuoi ancora bene.
Venerdì
Oggi voglio che tu trovi queste poche righe e che tu capisca che sei la mia vita.
Dopo aver letto pianse. E vide che vicino al canneto piangeva anche l’altro.
(Tonino Guerra, da Il polverone)
2 commenti:
si mangia i commenti :(
comunque: meravigliosa
"Muovi le tue labbra, ma non posso udire cosa dici"
Francesca
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