Sarebbe interessante, pensavo poco fa, tracciare delle mappe sonore dei luoghi in cui viviamo, cercare quei suoni che si ripetono uguali fino a diventare un punto fermo nelle nostre passeggiate, come degli indizi dei nostri percorsi emotivi. Nella mia di mappa c’è la risacca del traffico che sale da via Martina sul lungomare, quando lo percorro ogni pomeriggio partendo dal parcheggio di piazza mercato per finire davanti ai bagni pubblici di Peppe, dove s’infrange contro la sua risata grassa e il suo richiamo irresistibile: «Lilli!». E il suono spettrale della tastierina elettronica che sembra un carillon rotto all’inizio di via Guarnieri, con tutte le sue porte chiuse e i vetri rotti dopo l’abbandono. E ancora il canto allungato della cuccuvascia sulle cummerse vicine al campanile. E il chiacchiericcio basso dei birraioli sulla porta del Poldo e poi più giù, in piazza Marconi, dei muratori rumeni: lo stesso chiacchiericcio modulato in due lingue diverse. La voce dolce del cinese che chiama tutte le sere qualcuno dietro l’ufficio della posta. E il sax appassionato e testardo che prova, dalle sei alle nove, dietro un balcone di via Alberobello, appena dietro casa mia. E ancora il radiogiornale delle otto che parte dalle casse sospese in piazza Marconi, davanti al palazzo del Comune. La piazza è deserta, bianchissima come di ghiaccio, dove la radio gracchia notizie ormai inutili. Poco fa sono passato lì davanti e la radio raccontava di un vecchio ucciso in una rapina. Anche la fontana era ferma e l’acqua ristagnava gialla in tutto quel silenzio mortale, in cui nessun altro avrebbe mai saputo della fine di un uomo.
2 commenti:
mi piace molto questa cosa delle mappe sonore
la mia mappa sonora è lunga quasi 1000 km e va dai rumori sulla statale dietro le discariche della Fascia d'oro al vento tra le foglie dei fragni in contrada capitolo
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