Trent’anni fa una gattina, la prima in assoluto, ci arrivò in casa in una scatola da scarpe, ma sistemandosi, dopo una breve e fortunata ricerca, sul tappeto fra i due letti nella stanza mia e di mio fratello, come se fosse il suo posto da sempre. Era un tappeto di pelliccia, acquisto nemmeno economico di nostra madre, a cui piaceva più che a noi due, e sembrava appunto ciò che era: un grosso animale bianco e peloso, addormentato ai piedi del nostro letto.
La gattina aveva anch’essa il pelo bianco, ma orecchie nere e coda nera tranne che sulla punta, bianca. Ci era stata data troppo piccola da vicini frettolosi, e aveva di continuo paura di restare sola. Per questo amava quel tappeto persino più di mia madre, feticcio di una grande mamma morbida e pronta all’abbraccio. Aveva l’abitudine, quando dormiva, di chiudersi tutta in se stessa e prendere in bocca la punta bianca della coda e succhiare come se fosse un capezzolo, mentre offriva le sue piccole fusa grate a quel tappeto. Chissà se ci considerava i suoi fratellini in quell’abbraccio. Ancora bambini la guardavamo a lungo, nella nostra stanza, e prendevamo sonno ascoltando le sue fusa.
1 commento:
Ah i gatti, che compagni formidabili :-)
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