A un certo punto viene fuori che A. è un bugiardo della peggior specie. La sua bugia maggiore consiste nel fatto di non essere, con grande imbarazzo, come gli altri lo volevano. E lui, per non dispiacer nessuno, finge di essere per gli altri i tanti A. che ognuno gli chiede, fino al punto di confondersi e non riuscire più a riconoscersi fra i tanti suoi lui. Ne viene fuori una lunga teoria di copie sfocate e senza più un originale a cui tornare per credersi ancora una persona reale, e non soltanto un personaggio inventato dagli altri per caso o per capriccio, per tappare un buco, uno spazio vuoto. Fino al punto che, ormai abbandonato e sul punto di scomparire, arriva a ringraziarli tutti, uno per uno, perché obbligandolo a essere chi non era mai stato, gli hanno almeno dato la possibilità di vivere e di giustificare, in loro, la sua stessa esistenza.
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