Per Amanda che mi chiedeva un finale per questa storia
Scrive lettere piene di urgenza, da mesi, alla moglie che lo ha allontanato a causa del suo egoismo di scrittore.
Le racconta, in pagine intense ma dettagliate, la strana storia dei suoi giorni senza di lei, ponendole domande a cui, lei che amava i gialli, avrebbe voluto rispondere. Eppure, chiusa nel suo mutismo, ella stessa si è mutata in mistero. E non può che trattenere sulla carta le domande, il più a lungo possibile, nella speranza che un giorno si trasformino nei richiami necessari a interessarla. Le racconta.
Da che è morto, occupa la casa del fratello, si occupa dei gatti, annaffia l’orto. Quando può parla con le piante ordinate in lunghe file, i pomidori, le melanzane e i sedani, proprio come faceva lui e non si sente per nulla più stupido, anche se lo prendeva in giro.
Si è dato un regime assai rigido, quasi monacale, per non soccombere alla sua disperazione. Si sveglia prima dell’alba per scendere verso l’orto, ancora assonnato e umido. Poi siede alla scrivania fin quando i gatti non vengono a reclamare la loro ciotola piena. Allora si ricorda di mangiare e approfitta della loro compagnia per sentirsi in famiglia. Scrive finché c’è luce, e passa le ultime ore del giorno aggirandosi per la casa vuota che si spegne nel tramonto. Ogni volta la sente meno sua. Non la capisce a fondo. Gli ricorda suo fratello.
Eppure vuole risolverne il mistero. Perché ogni stanza è occupata da così tanti divani, da cinque a sette per camera? Sono nuovi, ancora incellofanati. A chi sono stati riservati? Quali ospiti stiamo ancora aspettando?
Poi, una mattina di queste, mentre tutto il mondo trattiene la voce in una luce arancione, sente qualcuno avvicinarsi alle sue spalle lungo i filari di verdure gonfie. E ha l’istinto di non voltarsi a guardare chi c’è perché capisce di riconoscere quel passo e vuole portarselo dietro il più a lungo possibile.
1 commento:
Grazie!il fratello è di compagnia anche da fantasma evidentemente e non gira nemmeno da solo
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