Ma perché non devolvono parte dei beni confiscati alla mafia alla microeditoria? In questo modo si potrebbero dare a tanti i mezzi per pubblicare ogni anno una serie di libri spledidi che non hanno a proteggerli la rete del mercato, e che sarebbero frutto di un reale investimento pubblico. Gli stessi libri, stampati potrebbero essere diffusi gratuitamente in biblioteche, scuole, carceri, centri sociali, sui treni, sui tram, sugli autobus, nelle stazioni di servizio ecc. immessi in un circuito virtuoso in cui quel denaro viene riutilizzato per diffondere cultura e dignità. Mi pare assurda e sinceramente umiliante la storia della prostituta ucraina finita sui giornali perché legge Dostoevskij (come se le prostitute non leggessero) quando poi la maggior parte dei suoi clienti non arriva nemmeno a Topolino.
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