Oggi mi è arrivata la seconda edizione, riveduta e ampliata, del mio
libro più bello (come mi dicono), Rivelazione. Da quello pubblico dunque questo pezzo, fra i nuovi, dedicato a
Thelonious Monk, di cui cade proprio oggi, in contemporanea, il centenario della nascita.
I miei, tutti gran lavoratori. Non io. Me ne sto a casa, rintanato con mio nonno, oppure vado in giro nel paese, mi guardo intorno, mi stupisco di tutto. Mi rilasso qui, dove il tempo pare fermarsi per sempre a mezzogiorno, in una lunga e secca estate. Faccio lunghe code in posta inviando i miei lavori a vuoto. Silvio mi ha regalato un disco di Monk per ammazzare l’attesa. Lo ha comprato al mercatino dell’usato, non sa nemmeno che sia, però sa che mi piace così me lo regala. Monk scriveva le proprie opere in cucina, o meglio sulla porta che collega la sala alla cucina. Scriveva sulla porta guardando alla cucina. Ecco che mi piace. Dopo un po’ che vivo qui mi sembra, come lui, che il tempo per me non stia fermo ma scorra al contrario e invece di invecchiare torno piccino, mi stupisco di tutto, persino del banale.
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