Stavo leggiucchiando adesso l'ultimo libro uscito a firma di Bolaño con una scelta delle sue poesie e confesso che, leggendolo, a volte penso che B. fosse così ossessionato dalla poesia perché non è mai riuscito a scriverne una come si deve. Poi certo, aveva l'attitudine del poeta, lui più di tanti altri (e come fai a entrare visceralmente nel suo lavoro se non sei anche un po' poeta?) ma dire di un romanziere che era poeta nel cuore non è un po' come ammettere che hanno ragione tutti coloro che ogni giorno ammazzano la poesia dicendo: di sicuro esiste, ma tutta la poesia di cui ho bisogno la cercherò soltanto in un romanzo?
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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mercoledì 28 ottobre 2020
giovedì 29 agosto 2019
suggestione
In molte pagine di Carlo Bordini io ritrovo come una comunanza, in quella sterminata libertà, in quella fame, in quell’avventurosa freschezza, in quella capacità di piegare il tempo narrativo attraverso la pura forza plastica della scrittura, con Roberto Bolaño. Poi non so se è un paragone realistico, calzante, o solo una mia suggestione, ma se c’è uno scrittore a cui lo accomuno – fra gli altri – è proprio lui. Basti questo passaggio: «Essere entristi è un destino. L’entrata è qualcuno che entra nella vita per modificarla. Come un parassita nel corpo umano. Nel corpo degli altri. O nel proprio corpo» da Memorie di un rivoluzionario timido, che mi rievoca fortemente l’incipit dei Detective selvaggi.
mercoledì 24 luglio 2019
la tua stessa merda
Di recente ho avuto a che fare con una scrittrice importante, perlomeno molto più importante di me, che è stata, posso dirlo senza ombra di dubbio, antipatica e tirata come pochi. In risposta al suo comportamento, cito quanto disse Roberto Bolaño (che sta un po’ più in alto di tutti e due) nel 1999, durante una intervista con Marcelo Damiani. Damiani gli chiede chi o cosa dovrebbe essere un artista e Bolaño risponde così: «Prima di tutto io credo che l’artista debba essere una persona gradevole. Gra-de-vo-le. Non bisogna aggiungere più immondizia di quella che già c’è. C’è una poesia di William Carlos Williams che parla proprio di questo. Se non puoi portare qui qualcosa che non sia la tua stessa merda, è meglio che te ne vai».
mercoledì 6 giugno 2018
cani figliati
Allora, questa la devo raccontare. Un paio di giorni fa è scoppiata una piccola polemica sul diritto d’autore sulla bacheca del nostro sindaco, che ha pubblicato una foto molto bella del nostro paese senza citarne l’autore, il quale ha chiesto gli venisse giustamente accreditata. Il sindaco, da signore qual è, si è scusato e ha corretto immediatamente l’immagine. Subito dopo sono partiti i commenti di quelli secondo cui condividere una foto senza citare l’autore non è peccato perché alla fine il nostro paesaggio l’hanno fatto la natura e i bravi contadini di un tempo, e se lo fotografi tu o tua sorella col cellulare non cambia assolutamente nulla perché il paese sarà bello uguale. Sono cose che a chi ama la fotografia fanno rizzare i peli sulle braccia, ma tant’è, questo è il modo in cui molti la interpretano, un hobby per principianti. Fra gli altri mi ha colpito il commento di una ragazzo, Mattia. Il quale, ritenendo una esagerazione la presa di posizione del fotografo, gli scrive (copio incollo, visto che per lui non c’è alcun male nel farlo): “il bulletto?! Ma ti senti come scrivi?! Peggio come ragioni.. Ho sottolineato che non è un’accusa bensì un pensiero.. perché sei stato a mio avviso molto duro...... aaaaah MENO MALE CHE FAI FOTO..... che se fossi poeta non oso immaginare!” E a me questa cosa del poeta mi ha mandato in sollucheri, perché probabilmente Mattia non lo sa e voleva creare un paradosso ironico, ma i poeti sono pericolosi per davvero, vendicativi, attaccabrighe, soprattutto sulla carta, ingrati, egoisti, stronzi fino al midollo e queruli come cani figliati. Sono le persone peggiori che potreste mai incontrare sulla vostra strada. Lo aveva capito bene Roberto Bolaño che desiderava ardentemente esserlo, a modo suo ci ha provato, e alla fine ci ha scritto sopra un libro di quasi 700 pagine, senza peraltro riuscire a sviscerarne il mistero.
martedì 1 maggio 2018
leggere sotto la doccia
Ma un giorno notai che entrava in bagno con un libro asciutto è che quando uscì il libro era bagnato. Quel giorno la mia curiosità fa più forte della mia discrezione. Mi avvicinai e gli strappai il libro. Non era bagnata solo la copertina, anche alcune pagine, e le annotazioni in margine, con l’inchiostro sbiadito dall’acqua, alcune forse scritte sotto l’acqua, e allora gli dissi perdio, non ci posso credere, leggi sotto la doccia! sei ammattito?, e lui disse che non poteva farne a meno, che comunque leggeva solo poesia, non capii il motivo per cui precisava che leggeva solo poesia, in quel momento non lo capii, ora invece capisco, voleva dire che leggeva solo una, due o tre pagine, non un libro intero, e allora mi misi a ridere, mi buttai sul divano e mi piega in due dal ridere, e anche lui si mise a ridere, ridemmo insieme, per molto tempo, non ricordo più quanto.
Roberto Bolaño, I detective selvaggi, Adelphi
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