lunedì 23 giugno 2014

il portatore d'acqua

Oggi in posta, mentre facciamo la fila, il duca mi parla di Paoluccio, scampato all’epatite da piccolo, senza famiglia, scappato dai monaci che ne hanno abusato, poi venuto a vivere in paese. Si arrangiava facendo il portatore d’acqua. All’epoca non c’era l’acqua corrente nel borgo e lui si caricava un grosso recipiente sulle spalle e la portava nelle case. Era povero, solo, vestito male. Era analfabeta, eppure l’aveva toccato la poesia. I pochi soldi che metteva da parte li investiva nell’edizione a fascicoli della Divina Commedia illustrata da Doré. Se la studiava per ore, accarezzandone le pagine con gli occhi, poi la sera, dopo il lavoro, la portava al duca e ad altri vecchi e se la faceva leggere a voce alta. “Quante cose che ci sono nel mondo!” diceva, scoppiando in lacrime ogni volta, e si consolava così, d’essere non un ramo storto sulla terra, ma parte di una grandezza tale, che c’era bisogno anche di lui perché fosse completa.

7 commenti:

lievito ha detto...

grazie di questa storia, antonio.

amanda ha detto...

tu mi hai fatto piangere Lilluzzo

marian. ha detto...

seguirò le orme sul pavimento, lasciate dall'acqua e dalle suole sporche di Paoluccio perchè il suo pensiero è pieno e pesante di verità come il recipiente che si portava in groppa

sandra ha detto...

semplicemente commovente

hzkk ha detto...

aspetto il libro in cui comparirà questo racconto

lillo ha detto...

sarà il prossimo, in uscita a luglio

hzkk ha detto...

:)