Stavo leggendo alcuni vecchi articoli sulla morte di Pasolini, alcuni di eminenti critici e letterati del nostro paese che ipotizzano come, tutto sommato, quella sua morte lì Pasolini “un po’ se l’era cercata”, tanto che poi non si è più cercato nemmeno i colpevoli. Quella frase, “se l’era cercata”, mi ha fatto tanto pensare ad analoghe formule, tutte uguali, sentite negli ultimi mesi: per le ragazze a cui si è pagato il riscatto, che un po’ se l’erano cercata, o per i fumettisti francesi a cui hanno sparato ma che se l’erano cercata, per Stefano Cucchi e per tanti altri poverini che non dico ma se la sono cercata. E mi viene da dire che invece, secondo me, l’unica cosa che una persona va davvero cercando nella vita è la felicità, e non è nemmeno detto che la trovi. Ma penso anche che tutto questo rientra in quella parola che Pasolini usava spesso per indicare certi atteggiamenti comuni: “moralismo”, l’attitudine che abbiamo un po’ tutti a dire agli altri come gira il mondo, cioè alla nostra maniera che spesso, per una serie di casi, diventa la maniera di tanti. Se tu non giri come vogliono i tanti, e alla loro velocità, te la stai già cercando; se pesti loro i piedi te la stai cercando; se quando lo fai ti va bene allora hai talento, oppure fortuna (o chissà che hai combinato sottobanco, perché, come diceva Andreotti, “a pensar male ecc.”); ma quant’è vero Dio, se cadi a terra mentre lo fai, allora te la sei proprio cercata, e la pietà, o il perdono, è meglio se te li vai a cercare altrove.
Nessun commento:
Posta un commento