Primo consiglio, dal blog di Paolo Nori, un articolo molto divertente, pubblicato ieri su Libero, sui presunti rapporti fra Dostoevskij, Matteo Renzi e la bellezza.
Del soggiorno di Dostoevskij a Firenze, io avevo letto, qualche anno fa, in un libro di Matteo Renzi intitolato Stil novo che era praticamente un saggio sulla bellezza pieno di frasi stupefacenti, come per esempio: «Dobbiamo avere la forza di sconfiggere il pensiero debole dei poteri forti, o presunti tali». Oppure: «Diciamoci la verità, a Firenze ci sono cose meravigliose, che spaccano il pensiero». [...] O, ancora: «Io sono convinto che Dante era di sinistra, anche se non lo sapeva».
Secondo consiglio, dal sito di Internazionale, un bel pezzo a cura di Giuseppe Rizzo sulla corrispondenza e la vita vera e segreta dello scrittore americano John Cheever. Tenere e violente insieme.
Caro ____,
questa mattina mi sono svegliato con un uccello duro e bagnato ed è bagnato anche adesso, dopo avere parlato con te, ma non solo per questo (…) è il ridere e lanciare palle di neve, è sentire te che ti lamenti della mia tosse da fumatore e delle dimensioni del mio uccello, è il tornare a ___ con te al volante e io nascosto nel sedile posteriore tra i panni da mandare in lavanderia. Ho pensato per un anno che un simile amore debba essere perverso, crudele e invertito ma non riesco a trovare alcuna traccia di ciò nel mio amore per te. Mi sembra naturale e semplice come passare un pallone da football in una bella giornata di ottobre (…)
Con amore, John
Terzo consiglio, stavolta di un libro cinico e stupendo, stupendamente scritto, e per molti anni passato sotto censura per come parlava, lui per primo, della fine della civiltà europea, Kaputt di Curzio Malaparte.
Poi, a poco a poco, il cielo si spense, la pioggia a un tratto cessò, la luna apparve in uno squarcio delle nuvole: sembrava un paesaggio dipinto da Chagall. Il cielo ebreo di Chagall, popolato di angeli ebrei, di nuvole ebree, di cani e di cavalli ebrei, dondolantisi a volo sulla città. I suonatori ebrei di violino seduti sui tetti delle case, o librati in un cielo pallido a picco sulle strade, dove i vecchi ebrei morti giacciono sul marciapiede fra i candelabri rituali accesi. Le coppie d’amanti ebrei distesi a mezz’aria sull’orlo di una nuvola verde come un prato. E sotto il cielo ebreo di Chagall, in quel paesaggio di Chagall illuminato da una tonda luna trasparente, salivano dai quartieri di Nicolina, di Socola, di Pacurari, un clamore confuso, un crepitio di mitragliatrici, i tonfi sordi delle bombe a mano.
«Ohi, ohi, ohi, ammazzano gli ebrei» disse Marioara, trattenendo il respiro.
[Curzio Malaparte, Kaputt, 1950, Adelphi, pag. 148-149]
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