L’ultimo testo dell’ultimo libro di Attilio Bertolucci, il suo congedo dalla vita. L’ho letto stamattina sotto le coperte e ne ho ancora i brividi – l’eco – addosso. Ecco la differenza, mi dico, fra tanta buona cara onesta intensa poesia che scriviamo e pubblichiamo, e l’arte che squarcia il velo delle apparenze per scuoterci dal nostro torpore di passanti.
A quelli che vorrebbero tenermi qui –
morti che mi amano ancora
perché non gli resta altro da fare
che amarmi sin che anch’io
non sia tornato con loro
dietro il muro sbiadito e il marmo
che salda la calcina mischiata
con sabbia del Baganza e acqua
del condotto farnesiano –
vivi che non mi hanno mai amato
e dicono di preferire
quella mia poesia di una grazia
proverbiale, dico: lasciatemi andare,
giugno è ventoso
e queste foglie amare
sono imbrattate di lucciole sfinite,
lasciatemi andar via.
[La lucertola di Casarola, Garzanti 1990]
1 commento:
wow
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