Recupero qui una poesia scritta nel 2013 che mi pare avere ancora tanta attinenza col presente, anche se nel frattempo è successo un po' di tutto (a cominciare dal passaggio da Ratzinger a Francesco). L'avevo sistemata per Bestiario Fiorito e poi all'ultimo minuto è stata esclusa dalla pur lunga scaletta di quel libro, non mi ricordo nemmeno perché. Mi accorgo adesso, ripubblicandola, di quanto mi venisse più facile scrivere in versi solo pochi anni fa, e di come adesso mi venga sempre più difficile. Come tanti mi chiedo se il mondo abbia bisogno ancora di poesie (non di Poesia, ché di quella c'è sempre bisogno, ma proprio di poesie) e devo dire che la risposta che riesco a darmi non è poi così confortante.
Nevica anche qui dove a sorpresa
s’aspetta ancora primavera.
Nevica per chi s’indigna
della mancanza d’una guida degna
al governo del Banano. Nevica
per l’idiozia del popolo
l’ipocrisia del Vaticano. Nevica su chi
nella sua offesa militanza
sta chiuso in casa e ascolta
Gaber Lolli De Gregori l’inno
del suo sogno di ragazzo
la tempesta ormonale che sgretolava
dal bianco i muri rosicandoli
per forza di rabbia e di disperazione.
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