Ho letto oggi della morte di Enzo Mazza, poeta splendido che ho conosciuto, e gliene sono grato, attraverso la tesi di Daniela Gentile a lui dedicata. Chissà quanti ce ne sono di poeti così nel mondo, bravissimi, colti, ma in posizione defilata rispetto al clamore editoriale dei salotti, dei festival e dei premi. Gente che vive dell'amore di pochi toccati dalle loro parole e che poi se li assumono, come testimoni di un passaggio, discreto ma necessario.
Io sempre ti ho voluto un bene
quasi celeste (e il quasi è solo un limite
posto dalla mia fede prima
vacillante, poi spenta). E sono quasi
scomparso, ritiratomi dal mondo
per mia scelta dolente, irreversibile.
Non me ne pento, e mai riprenderei
costumi disusati. Se non ho
toccato la saggezza, poco
m'importa. Vivo come posso
e come devo a te, a me stesso.
Ma il bene viene prima
d'ogni altra cosa: è l'ultimo mio fuoco.
[Enzo Mazza, inedito del 1990]
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