Come al solito, ogni volta che guardo il tg a pranzo, mi viene lo schifo e mi pento. Ecco il caso Bruno Contrada, l’ennesima prova dell’amoralità che scorre nelle vene di questo Stato: e dico apposta amoralità, e non immoralità, perché l’immoralità presuppone una negazione, l’amoralità è il vuoto. Amoralità per cui prima metti un uomo “discutibile” in una certa posizione di potere – anche se quando Contrada asserisce convinto che lui ha soltanto “servito lo Stato” io gli credo: lui serviva lo Stato di Andreotti e di Cossiga, cosa ci si poteva aspettare che facesse? Poi, divenuto scomodo, in nome dello Stato ci si accanisce contro di lui per venticinque anni senza un briciolo di chiarezza giudiziaria, ignorando del tutto qualsiasi precetto di giustizia persino in presenza di gravi problemi di salute – e il mese scorso ci si faceva degli scrupoli per Totò Riina – tanto da meritarsi, lo Stato, sanzioni a più non posso dalla Comunità europea. A cui lo Stato ha risposto facendo orecchio di mercante. Oggi Bruno Contrada viene assolto e lo Stato, nella persona dei suoi cittadini, gli deve a ragione un doppio risarcimento: economico e morale. Appunto. Nello Stato noi dobbiamo credere.
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