Alla fine ti chiamavo Limonio.
Non più il fiore tumido della mia
adolescenza distratta, ma
scarnificata dalla chemio
qualcosa che si aggrappa
a quanto spazio rimane nel vaso.
Che lotta e si accontenta di un respiro
che nutra il suo scheletro d’erba.
Sarà forse una conquista dell’età
mettere senso al mondo dando
nuovo peso alle cose. Scambiare
la vanità del tuo corpo pieno
con la leggerezza ormai orientale
del tuo corpo vuoto. La chiamavo
conquista dello spirito e offendevo
con la solita mancanza di tatto
che mi avresti perdonato. Solo
i poeti, mi dicevi, non sanno
parlare alle donne. Io sapevo
ma rifiutavo di capire che morivi.
Negavo. Scherzavo. Negavo.
E così tergiversavo sul tuo male
per non dire che ti amavo. Che morendo
mi avresti spezzato il cuore.
Ora ho perso l’occasione di dirti
che il Limonio l’ho sempre preferito
agli altri fiori. È la mia colpa
che ti confesso, pur sapendo
che non si vive di rimpianti.
1 commento:
un abbraccio
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