Guardalo come lucida la carrozzeria
come piano l’accarezza col getto blando
della pompa. Il cielo plumbeo
si riflette in quell’oscurità della lamiera
come lo sognava da giorni – nei suoi
piani stretti fra le grinze intorno
agli occhi – quando il figlio del vicino
ha fitto LAVAMI nella patina di polvere
del parabrezza offuscato dall’incuria
della sua «nuova occupazione».
Lo osservo dall’altra parte della strada
nel negozio dov’era commesso e adesso
ascolto il chiacchiericcio alla cassa
della donna che tartaglia il disappunto
per questo tempo che s’oscura in ogni cosa
e farà cenere persino del suo posto scavato
in quella nicchia. Lo osserva anche lei
curiosa e mi chiede – tu che leggi saprai –
fin quando può brillare una felicità
senza tempo e a quale grado di sereno
possa giungere un uomo se minuto
si affida a una pompa per lustrare
il suo futuro e gli affanni. Ora spande
odore d’umido lungo la strada con quel viso
soddisfatto – le grinze attorno agli occhi
distese per un lavoro ben fatto –
e fiero di sé anche se già il cielo sta
per riversarsi in pioggia e annullare
quello della pompa richiudendolo nel proprio
scorrere senza rimorso.
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