...Non è un caso, naturalmente, il fatto che Carver, più di ogni altra influenza letteraria e umana, subì quella del suo editor, il famigerato Gordon Lish. Lish, un bell’uomo dei lineamenti affilati da uccello da preda, è il capostipite di una nuova specie di tecnocrati della scrittura sparsi nei quattro angoli del mondo, ossessionati dall’efficacia, dal funzionare come supremo dovere del prodotto letterario. Il confronto tra ciò che Carver scriveva di testa sua e ciò che ne faceva Lish è una delle più terrificanti e distruttive testimonianze offerte dalla storia letteraria. Sarebbe superficiale sostenere che l’editor renda «vendibile» il materiale su cui lavora. Può anche accadere, ma non tutto ciò su cui l’editor mette le mani diventa oro. La sua vocazione segreta è incomparabilmente più metafisica, più luciferina di ogni ingenua brama commerciale. Ciò che l’editor intende fare, è trasformare tutta intera la letteratura in narrativa. […] E dunque: inizia un’epoca in cui l’eccellenza letteraria coincide sempre più con l’abilità a intrattenere. Lo scrittore: colui che, sorvegliato dal suo editor, che è la presenza umana più importante della sua vita, inventa delle trame. Ciò significa che l’emozione fondamentale che si cerca di suscitare nel lettore è quella del riconoscimento. Come è vero, come mi assomiglia tutto questo! È proprio così! Ma perché questo delicato e incerto prodigio psicologico abbia realmente luogo, lo scrittore deve pagare il suo dazio. Deve, a costo del sacrificio di notevoli aspetti della sua vita del suo carattere, assomigliare il più possibile ai suoi lettori. Essere fatto, come si suol dire, della stessa pasta. Reciproco sostegno, e reciproca corruzione (solo il simile corrompe il simile). L’editor: colui che senza sosta lavora allo scopo di rendere omogenei lo scrittore e il suo lettore. Ed ecco esattamente definita la rivoluzione copernicana che rende praticamente illeggibile, nel 1992 [ad appena 17 anni dalla morte del suo autore], quel mostro emerso dal passato che è Petrolio. Il presupposto della scrittura di Pasolini, infatti, e quasi si potrebbe dire di tutto il suo metodo fondamentale [e del sistema culturale in cui si è formato], è esattamente il fatto che lui, P.P.P., non assomiglia a nessun altro.
da Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto, Ponte alla Grazie
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