giovedì 21 dicembre 2017

senza risposta

Una volta i miei nonni, se volevano fare un complimento a qualcuno, dicevano: «Jè nu fatiatore», è un lavoratore. Perché per loro, per la loro generazione più che per la mia, il lavoro era la massima espressione dell’uomo, al punto che la parola lavoro è finita nel primo articolo della nostra costituzione: L’Italia è una repubblica fondata sul Lavoro. Non sulla residenza, ma sul lavoro. Proprio per questo io, da cittadino, mi chiedo: ma i tanti neri che si vedono tornare ogni sera verso Laureto dopo aver lavorato non so dove di preciso, che si fanno ogni mattina quella stessa strada verso il paese, a piedi o in bicicletta e che tornano poi col buio, con gli stivali di gomma e i vestiti macchiati di conza, proprio come facevano i nostri nonni settant’anni fa, (e chissà dove lavorano e per il bene di chi si fanno ogni giorno tutti quei chilometri con la paura addosso e le auto che gli corrono accanto), quei neri lì che camminano ogni sera sul bordo non illuminato della strada, se qualcuno li mette sotto io li posso considerare vittime di Stato?

Nessun commento: