sabato 18 agosto 2018

i vermi

Per una serie di motivi tecnici, ho passato gli ultimi due giorni fuori dal mondo, scollegato da qualsiasi notizia, situazione per cui, mi accorgo adesso, non ho ringraziato abbastanza il cielo. Le poche volte che mi è riuscito di connettermi le uniche notizie che mi sono arrivate riguardavano la scomparsa di qualcuno, oppure il modo in cui i funerali delle vittime del ponte di Genova hanno scosso l'opinione pubblica. Morti che, da ciò che ho visto nelle ultime ore, hanno diviso l'opinione pubblica in due grosse fette di share: da una parte chi li ritiene vittime di Stato (quale stato in particolare e dove stia andando, è tutto da capire), dall'altra chi, fra parentesi calcistiche, tifoserie varie e selfie con gli amici, ribadisce in maniera assai pratica che se la faccenda è seria, è anche vero che i morti, proprio come gli ospiti, dopo tre giorni puzzano. Il Paese diviso, sommerso di cadaveri, in ogni caso non si ferma, ed esprimere la propria opinione – la mia opinione compresa, ora che so e non posso astenermi dal dirla – è più importante che fermarsi per far silenzio. Perché esprimersi è esserci, in qualche modo. E anche lì dove i morti giacciono, i vermi brulicano sulle carcasse, si nutrono di loro e riaffermano le leggi della vita che da sempre non conosce dignità, ma preme nella carne per esistere.

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