Ieri sera nella trasmissione della Palombelli ho sentito due atrocità. Le riporto qui, non tanto per puntare il dito contro la trasmissione in sé, ma perché mi pare abbiano il carattere del luogo comune, cioè sono cose che molte persone pensano. Ecco, volevo ribadire il fatto che invece, per me, sono atrocità. La prima, pronunciata da un giornalista, diceva che i centri commerciali non andrebbero chiusi la domenica perché sono luoghi per socializzare. A me dei centri commerciali non frega una benemerita mazza, ma non si socializza in un centro commerciale – che è notoriamente un nonluogo – ci si aliena. Proprio come davanti alla televisione. Se questo, per la élite culturale del paese, è quanto di meglio abbiamo per socializzare, allora è vero che ci considerano tutti dei palombi in gabbia, oppure che sono capre ignoranti quanto noi. Una politica culturale seria, che in Italia s’è fatta poco o nulla, invece di preoccuparsi dei centri commerciali, cercherebbe di trovare un modo per incentivare ad andare a teatro la domenica, ad esempio. La seconda atrocità, invece, ribadisce un pensiero un tempo caro a Beppe Grillo, ovvero che Umberto Bossi è stato uno statista. Io non so che peso si dia alla parola statista oggi in politica, certamente basso, ma a questo punto non capisco perché Craxi è morto in esilio, mentre uno come Bossi è senatore. Bossi è il peggio di quanto la nostra cultura da centro commerciale ha mai espresso: un fanatico, un violento, uno squadrista che ha sempre inneggiato all’odio, al razzismo, uno per cui, come ricordava bene Martelli ieri, il vero problema erano i “terroni” e lo pensava sul serio, un uomo che ha abusato del suo ruolo politico per rubare a man bassa dalle casse dello Stato. In tutto e per tutto un pezzo di merda. Ieri, dopo il ricordo di Martelli, la Palombelli ha cercato di stemperare le cose dicendo: “era il 1994”. Infatti i tentativi di secessione di questi giorni ce li stiamo solo sognando.
1 commento:
Concordo in entrambi i casi
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