«Compagno generosissimo e buono […] colmo di soccorrevoli intuiti dietro le sue iridi ferme, color pervinca, da parer quelle d’un matematico o di un denegante contabile, mentre la contabilità e la denegazione sono sconosciuta disciplina al suo cuore e ignota prassi per un portafoglio sincrético e a un tempo idealmente scucito» scriveva quel gran paraculo di Carlo Emilio Gadda a Ungaretti nel 1953, dopo un convegno in Spagna dove il conto al ristorante lo pagava sempre Ungaretti che dei due era il più ricco e anche il meno tirchio.
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