«Riemerge vero come da un sogno
il tocco del tuo glande umido
spinto come per gioco contro
il capezzolo o per estremo diletto
a stuzzicarmi se offesa ti dicevo
non ti amo. E non ti amavo
né ti avrei voluto se non quando
si piegava il corpo dalla voglia.
Il capezzolo bramava il morso
spinto in avanti dalla lingua
sull’apice tremante delle labbra.
Ma tu col desiderio d’essermi tutto
al centro esatto del pensiero
sulle labbra mi passavi il glande pieno
di te: rossetto amore marchio
e poi dispetto».
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