Qualche giorno fa un amico mi ricordava come dietro tanta intelligenza artificiale di cui ci avvaliamo sia nascosto uno dei massimi sistemi di sfruttamento del proletariato mondiale. Perché tutti quei dati che consultiamo giornalmente non sono autogenerati, ma vengono inseriti e periodicamente verificati e corretti da migliaia di persone, a bassa istruzione o laureati, che vivono in situazioni di estremo disagio nelle zone più povere del mondo (Sudamerica, Africa e Asia) e per questo sottopagate, anche 0,001 dollari all’ora per fare un lavoro immane sui software che ci permettono di vivere ai nostri standard di benessere. Ieri era la giornata della memoria, e qualcuno (Paolo Nori credo) condivideva con sdegno la frase posta sul cancello dei lager, che “Il lavoro rende liberi”. Altri invece parlavano delle colpe di Israele verso Gaza. E io ho pensato una cosa, che durante il nazismo, per ottimizzare al meglio ogni singola parte del prigioniero, con la stessa filosofia “del maiale” di cui non si butta via nulla, i nazisti sfruttavano tutto, dai denti d’oro fino ai capelli per farne biancheria, calze, ecc., che qualcun altro indossava “senza sapere”. E ho pensato che ci sono due tipi di nazisti al mondo, quelli che commettono le atrocità eclatanti che oggi rimproveriamo a Israele e America guardando a Gaza, e quelli che invece, magari senza vera cattiveria, sfruttano il lavoro dei più poveri facendo finta di non vedere la situazione di servitù in cui pongono altri esseri umani, tanto poi la colpa se la prenderanno i capi. E in questo schema in cui cane mangia cane, quelli realmente innocenti sono davvero pochi.
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