domenica 26 gennaio 2025

michele passato e michele futuro

Una poesia di Michele Trizio da Cenere del risveglio (Marco Saya, 2024). Per ragioni editoriali, oltre che di amicizia, di Michele ho letto prima le sue ultime proposte poetiche, che più vanno e più si fanno impalpabili e sperimentali, in cui vuoti, tagli e omissioni dicono quanto e più delle parole scritte; e poi questa sua prima raccolta pubblicata, che cronologicamente viene prima delle altre, e infatti ha un taglio più classico, descrittivo, colto, permeato di scorci e umori spesso crepuscolari (“Non c’è più spazio per concluderci” dice uno dei miei versi preferiti) per quanto già perfettamente organizzato secondo schemi che sono assolutamente suoi (Spazio, Tempo, Linguaggio, Lascito). Ne è derivato, almeno in me, un lieve straniamento per cui ogni tanto mi trovavo a chiedermi dove fosse nascosto il Michele Trizio che già conoscevo dai suoi inediti, il Michele del futuro insomma. Poi mentre leggevo, a pagina 41 è saltata fuori questa poesia che condivido, ed è una di quelle poesie che fanno da “ponte”, che stanno cioè perfettamente nel cuore dell’opera in corso, ma con la testa sono già lanciate verso quello che verrà. E qui mi sono illuminato.

 

 

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