Ho sul comodino da alcune settimane questo libro che ha scritto una mia amica, Amanda Bonaconsa, una raccolta di micro-racconti chiamata Alieni allo specchio (ed. Tre Civette, 2019). Stamattina ne ho letto uno che mi ha fatto ridere un sacco. Nel racconto un professore come tanti, di quelli che prova a darsi da fare in una scuola disastrata, viene scelto a sua insaputa, ovvero con la complicità del preside, come cavia di una ditta giapponese che costruisce robot umanoidi, a cui serve qualcuno su cui testare un nuovo prototipo chiamato “Studentessa tentatrice”. La studentessa, una piccola Lolita dallo sguardo torbido, lo seduce inviandogli delle appassionate poesie d’amore. Lui prima le oppone la ragione, poi si lascia andare al sentimento, infine viene salvato dal caso, poco prima di capitolare ai propri istinti e farla sua sulla cattedra, quando la studentessa robot viene ammazzata proprio da una poesia, un haiku giapponese sulla fine della primavera – ovvero, azzardo, sull’entrata nell’età adulta – che le provoca un “malfunzionamento” interno, mandandole in corto il sistema. Chiusa con morale del racconto, così come appuntato dal suo protagonista: “Un incaricato della ditta venne a ritirare il prototipo. La poesia mi aveva salvato, ma faccio sogni agitati da allora”.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
Visualizzazione post con etichetta haiku. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta haiku. Mostra tutti i post
sabato 18 aprile 2020
domenica 30 ottobre 2016
barriera del piscione
La strada di Nambu che fuggiva all’infinito ci invitava a salire ancora più a nord; con rimpianto tornammo invece indietro per far tappa al villaggio di Iwate. L’indomani, passando per Oguro-zaki […] ci spingemmo fino alla “Barriera del piscione”. Quando la donna di Yoshitsune, durante la lunga fuga nel nord, partorì, è in questo luogo che il neonato diede sfogo per la prima volta alla vescica. Volevamo raggiungere la provincia di Deva attraverso le montagne, itinerario poco frequentato, che sollevò i sospetti delle guardie e dei doganieri. Finalmente, ci lasciarono andare. La notte ci sorprese in piena montagna, ma fummo così fortunati da rintracciare la capanna di una guardia di frontiera, che ci offrì riparo. Imperversò tempesta per tre giorni, confinandoci in questo luogo abbandonato.
Pulci e pidocchi mordevano
la notte sentivo il cavallo
pisciare dietro il mio capezzale.
Iscriviti a:
Post (Atom)