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mercoledì 20 marzo 2024

l'odore della poesia

«Poesia viene da pus» scrive Magrelli in Exfanzia, «poetare-suppurare-suppoetare», e a me viene da pensare, per associazione, a Filottete, l’arciere greco protagonista di una tragedia di Sofocle che viene abbandonato su un’isola deserta da Ulisse, mentre sono diretti a Troia, perché ha una gamba in cancrena che emana dalla ferita purulenta un odore orribile, un odore di morte in vita insopportabile; e che poi dieci anni dopo Ulisse stesso andrà a recuperare perché una profezia rivela che senza di lui e senza il suo arco infallibile la guerra di Troia non potrà essere vinta. Facile immaginarsi, a questo punto, come Ulisse, l’astuto Ulisse, sia il mercato editoriale teso alla conquista della città nemica (la letteratura) in cui è custodita la bellezza (Elena), e Filottete malmesso e zoppicante, ma pur sempre quello con la mira più lunga, sia la poesia abbandonata al suo destino mortale perché considerata inutile alla guerra. Eppure i presagi sono chiari, non c’è vittoria senza poesia, e allora bisogna tornare indietro, riprendere i rapporti, scusarsi, patteggiare, lusingarlo, ingannare se occorre l’orgoglio offeso del ferito, almeno stando a Sofocle. E sopportarne soprattutto l’odore mefitico, l'odore della poesia.

giovedì 22 dicembre 2022

sogno di ulisse

Stanotte ho sognato di incontrare Ulisse — Ulisse era un bambino — e viaggiavo con lui sulla sua nave solo per scoprire che tutti i paesi del Mediterraneo erano uguali al mio.

mercoledì 6 gennaio 2021

come viene percepito un poeta

BLOOM: (Parlando di Stephen Dedalus). Non sa cosa dice. Ha bevuto un goccio di troppo e non gli fa bene. Lo conosco. È un gentiluomo, un poeta. Uno a posto.

STEPHEN: (Annuisce, sorride, e ride). Signore, patriota, studioso e giudice di impostori.

SOLDATO CARR: Non me ne frega un cazzo di chi è.

SOLDATO COMPTON: Non me ne frega un cazzo di chi è.

(James Joyce, Ulisse, trad. Enrico Torrinoni, Newton Compton, 2012, pag. 570)

martedì 16 marzo 2010

ulisse e il vento



È un gatto forte e nero e si chiama Ulisse
grasso e morbido come un cuscino sprimacciato
d’inverno i gatti del vicinato
vengono a stendersi su di lui perché così nero
cattura i raggi del sole ed è il più caldo di tutti
tutti insieme si mettono al sole
e lì stanno per ore ronfando e nei giorni
di freddo scirocco grandissimo e paterno Ulisse
li abbraccia in un sol colpo
e li protegge come le mura di un fortino
dal vento e dai colpi di sfortuna.