Dopo la Lunga Marcia fu fatta in Cina una grande battaglia contro gli uccelli che sterminavano il raccolto di riso nelle pianure del Fiume Azzurro. Studenti e soldati stettero giorni e notti nei campi dell’immensa regione a battere coi sassi contro latte e bidoni o anche strofinando canne di bambù in modo che il rumore e il fracasso impaurissero volatili grandi e piccoli così da non farli riposare a terra. La nuvola immensa di uccelli spaventati restò in aria sette giorni e poi caddero sfiniti nei dirupi o affogarono nell’acqua dei fiumi. Soltanto un piccolo uccello arrivò a Pechino ed entrò in una finestra aperta del monastero dove già da anni vivevano gli eunuchi relegati là dentro fino all’estinzione. Anche loro spazzati via dalla grande gabbia che era la casa imperiale. Adesso ne era rimasto uno solo nel convento. Il suo ultimo compagno era morto già da diversi anni. Vecchissimo perché aveva servito l’imperatrice madre Tseu-hi morta nel 1909. Erano quattrocento gli eunuchi ed era rimasto solo. Quell’uccellino viene a fermarsi proprio sul bordo della sua ciotola di riso. E allora lui che forse vede in queste piume la sua antica padrona torna a servire con gesti umili e riverenti. Apre il becco dell’uccello e gli mette dentro un chicco di riso. Così fino a quando capì che era sazio. E dopo dormirono lui sulla stuoia e l’uccellino accanto a lui perché erano stanchi morti.
(Tonino Guerra, da Il polverone)
7 commenti:
meraviglioso
raccontamene ancora di queste storie
Bello, molto bello...
Noi chiamiamo il Ticino "il Fiume Azzurro", sai?
Francesca
ah che cosa carina, magari guerra si è ispirato proprio al ticino per scrivere questo racconto, chissà?
Che storia dolcissima, grazie.
eh, tonino guerra è un genio, sempre detto io :)
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