Non siamo forse vittime in amore?
Chi prende nel dubbio
chi lascia e chi ne viene lasciato
ce ne stiamo in equilibro sul muro
e anche quando, ebbri di felicità
abbassiamo lo sguardo
ci accorgiamo dell’enorme distanza
che ci separa dalle nostre ombre.
7 commenti:
Io ho sempre pensato che fossimo spietati carnefici, nei confronti nostri e dell'altro/a.
siamo vittime e carnefici insieme, secondo me, anche verso noi stessi...
io più che su un muro ci vedrei camminare sul filo di una lama, il muro è quasi comodo
io più che su un muro ci vedrei camminare sul filo di una lama
«Felicità raggiunta, si cammina / per te su fil di lama».
Com'è poeticamente più interesante significativo poetare della felicità anziché sempre del dolore, dell'infelicità, delle lagrime, del buio dell'anima, delle ferite, del sangue, del dolore…
«Dolore, dove sei? Qui non ti vedo.
Ogni apparenza t'è contraria. Il sole
indora la città, brilla nel mare.
D'ogni sorta veicoli alla riva
portano in giro qualcosa o qualcuno.
Tutto si muove lietamente, come
tutto fosse di esistere felice».
Fa un gran caldo qui, i sospiri madidi di pianto sono pesanti…
non siamo poeti del dolore a tutto spiano. si fa quel che si può, in base all'istinto, a volte si parla di dolore, altre di gioia...
mamma che pippe qui !
A.
sì, forse sì, in effetti :)
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