Il nostro albergo ha tre stanze
dove a turno passa il cameriere
per aprirle e liberare il cuore.
Ci si incontra durante l’ora d’aria
in giardino o sul balcone sognando
ancor prima del sonno solitario.
Dormiamo a lungo estranei al nostro letto
avventurosi ottocenteschi fermi qui
da secoli o persi nel gran tour
dei sentimenti alla ricerca dell’altro.
E quelli che a volte crediamo
appuntamenti mancati non sono
che lo scorrere sghembo del tempo
che confonde gli orari del rientro
col cielo che ci unisca ancora un poco
io te e noi due.
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