R. addio
ormai morto per me e per questo
non più degno che una lettera
che indichi la tua presenza
per smontare un po’ l’altissimo tuo ego
ti scrivo non per rabbia
ma solo per esprimere amarezza
profondissima per la rottura
fino all’ultimo evitata
e ora necessaria più dell’aria.
R. addio
che mi hai tradito
prima ancora che ti tradissi io
con una frase era d’aprile
che appena ti ricordi “noi
non siamo soci”
a cui non riesci a rimediare rimarcando
l’assoluta indipendenza del cuore
sulla vita degli altri
io non ti ho mai perdonato.
R. addio
geniale e fragilissimo incapace
di accettare i tuoi limiti e viverli
con serenità non sovrumana ma umana
di ammettere le tue debolezze
le mancanze R. fottutissimo
e arrogante. Avevo intravisto un uomo
sotto il cappellino da tiro
il cappotto di panno pregiato
e in virtù di quello sono stato
disposto a scordarmi di te.
R. addio
posso dirti questo che ho imparato con te
che ti rendo a parole
e magari ne faccia tesoro se un giorno
ammetterai ch’è vero:
una persona incerta è fragile
e sempre perciò rispettabile
ma una persona incerta se indossa
un cappotto elegante a far finta
di essere un altro è solo un cappotto vuoto.
Ti auguro una vita dunque prima o poi.
2 commenti:
che poi ormai è primavera, non serve neanche più il cappotto
che liberazione!
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