Nel mondo migliore possibile il dolore è giusto e colpisce tutti allo stesso modo. Nemmeno i potenti ne sono esclusi. A tutti loro, così come a noi, può capitare un tumore al fegato, un infarto fulminante, la perdita di un figlio, la perdita di un occhio o di un piede per colpa del diabete, il tradimento di una moglie amata o di un compagno, il voltafaccia di un fratello. A tutti tocca la decadenza del corpo, della memoria. A tutti, prima o poi, la vergogna. La loro caduta dal gradino più alto è la riprova che anche la nostra ha un senso, che la forza di gravità è legge infallibile e spietata. Il loro dolore ci conforta, bilancia il peso, così come faceva la maschera di Dio nell’Antico Testamento.
2 commenti:
il dolore come conforto?
non mi appaga sapere che anche gli altri lo provano, davvero.
ma infatti "conforta" non è inteso nel senso di "consolare" ma di "avvalorare", anche se ammetto che così è ambiguo.
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