Dio, come chiunque, non è immune al dolore, il male lo sovrasta come tutti. Ecco perché, all’improvviso, si è ritrovato con due tumori in corpo, e dopo l’intervento, senza più mezzo intestino. Tutto nel giro di un mese e con estremo pudore. Anch’io l’ho saputo a cose fatte, quando ormai la sua prolungata assenza dal bar e la voce fragile se lo chiamavi al telefono, ne svelavano la sopraggiunta infermità. L’ultima volta lo ricordo nel suo giardino, che sorseggiava vino in compagnia di una ragazza. O ancora di sfuggita nel traffico, che sfrecciava in motorino fra le auto ferme al semaforo. Non lo vedo da allora. Ho provato a chiamarlo l’altra sera. Ero fermo davanti alla sua porta e vedevo la finestra illuminata. Mi ha risposto che non c’era. Poi ha aggiunto: “Grazie della tua telefonata, amico mio, ma io sto tornando a casa, per curarmi. Ti saluto.” Io sto tornando a casa. Spesso mi sono chiesto cosa Dio sognasse nelle poche ore di sonno che si concede, e ho sempre immaginato che alla sua vita così burrascosa opponesse visioni di una serenità confortante. Non la stanza degli orologi da cui regola le frenesie del tempo, ma le foreste vergini dov’è nato, l’odore d’erba umida appena calpestata, il lungo giro di controllo insieme al guardiacaccia, poi l’abbraccio dei suoi figli e l’ultimo pasto caldo consumato in cucina, con sua madre. “Come stai, figlio mio? Come sei sciupato. Cos’hai mangiato in tutti questi anni?” Me li immagino così i sogni di Dio, sogni caldi come un rifugio nel silenzio, le coperte pesanti e l’odore del legno che ti accompagna nel sonno.
2 commenti:
Spero che Dio legga queste tue righe sarebbe un buon inizio di resurrezione
non ditemi che quest'autore è uno che non crede in dio, per favore, se dio è anche un pover'uomo malato.
Poesia, poesia!
Che ci fanno tanti libracci nelle librerie?
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