Ho passato il pomeriggio ad ascoltare un simpatico – e nient’altro – disco tributo: The Art of Paul McCartney, uscito nel 2014 e pieno zeppo di ospiti illustri, i quali dimostrano solo quanto sia difficile trovare, ancora oggi, un interprete vocale migliore dello stesso McCartney. In realtà gli arrangiamenti sono spesso troppo vicini agli originali per risultare interessanti e non a caso le cover migliori dei disco si dimostrano Wanderlust di Brian Wilson, vero grande rivale di McCartney per tutti gli anni ’60, e l’inarrivabile So Bad di Smokey Robinson, artisti che furono dunque di ispirazione per Paul all’inizio della carriera e non suoi epigoni. Fa eccezione una delicata No More Lonely Nights riarrangiata in chiave acustica dagli Airborne Toxic Event, giovane gruppo indie americano. Altri pezzi da segnalare: Venus and Mars rifatta dai Kiss (e che già all’epoca sembrava scritta per loro), la dolente Yesterday di Willie Nelson e Things We Said Today di Bob Dylan, che tolgono ogni orpello pop alla scrittura di McCartney, una divertita When I’m 64 di Barry Gibb dei Bee Gees, e poi una svagata C Moon, calzata come un guanto da Robert Smith dei Cure.
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