Magari semplifico troppo la questione, ma se al grido di "Je suis Charlie" difendiamo il diritto di chiunque, in uno stato pienamente laico, alla libertà di espressione, in qualsiasi forma e grado, anche se magari il messaggio è urticante o scomodo o volgare (proprio nello stile di Charlie Hebdo), allora, allo stesso grido, non dovremmo difendere anche il diritto di Dieudonné di lanciare le sue battute altrettanto provocatorie e antisemite: "Je suis Charlie Coulibaly"? O difendiamo tutti allo stesso modo, o allora qualcosa non funziona: ci sarà sempre qualcuno a possedere più libertà degli altri. A me, con le debite proporzioni, quella di Dieudonné ha ricordato tanto una dichiarazione fatta da Bob Dylan nel 1963, quando ricevette il premio di una nota fondazione americana per i Diritti Civili (gente impegnata, socialisti con le palle, mica scemotti qualsiasi), e lui sul palco, mentre ritirava il premio, dichiarò di sentire in lui molta della rabbia che probabilmente aveva provato Lee Harvey Oswald, che pochissimi mesi prima aveva sparato a Kennedy. I difensori dei Diritti Civili americani cominciarono a fischiare contro Dylan, a insultarlo, lo cacciarono via, ma era Dylan ad avere ragione. Non c'è vero cambiamento se non ammettiamo che il seme della violenza è dentro di noi prima ancora che nell'altro, un altro aspetto di quella cosa che un po' di tempo fa si chiamava pietà e che da un po' di tempo non trovo più nei discorsi di nessuno, nemmeno quando provano a mascherarla con termini un pizzico più democratici: diritti, parità, ragione ecc.
1 commento:
e l'ancora più antico "chi è senza peccato scagli la prima pietra"?
Tutti a fare i buonisti e poi ci arrabbiamo se qualcuno non fa come diciamo noi, anzi loro.
Quel comico francese non è forse libero di esprimersi come i vignettisti o come quelli che si fanno scoppiare il corpo in nome della loro idea di dio?
La libertà non comincia forse dalla volontà di rispetto di chi è libero esattamente come noi?
Questioni grandi, probabilmente più delle nostre possibilità di comprenderle. Forse solo per questo bisognerebbe contare fino a dieci sempre prima di dire e fare qualsiasi cosa. Umanità ci vuole, quella si, ce la possiamo ancora permettere.
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