Stamattina ripensavo al post di ieri di Saviano, sul «silenzio assordante» degli scrittori riguardo alla vicenda Erri De Luca. Io mi chiedevo però quali scrittori dovrebbero parlare. Chiunque, lo sappiamo, può dire che è tutta una porcata, ma poi chi lo ascolta? È uno scrittore che conta, che vende, o è una mezza calzetta, uno da nemmeno 1000 copie? Perché una voce nel deserto è inutile esattamente come una voce che non parla. E allora ho pensato a quale fra gli scrittori che smuovono le masse, che fanno tendenza, opinione, potesse prendere parola in difesa di De Luca o per denunciare la porcata che gli è stata fatta. Ho consultato l’elenco dei best sellers. E mi sono immaginato Fabio Volo, l'invisibile Ferrante, persino Camilleri con la sua raucedine, me li sono visti lì, al tribunale, a sobillare le folle contro l'ingiustizia subita dal collega. E mi è venuto da ridere. Mi sono tornate in mente le battaglie sui quotidiani di Pasolini, Moravia, Calvino, per fatti come i delitti del Circeo, l’avvento del capitalismo, il processo alla dirigenza della DC, quelle battaglie in cui si è formato De Luca. E ho capito che non sono gli scrittori a essere muti, ma i tempi a essere autistici. Guarda tu come stiamo messi male, ho pensato poi per stemperare, che le uniche voci che consideriamo degne di ascolto, le nostre voci civili, stanno tutte in gabbia: la gabbia dorata di Saviano, quella carceraria (presto) di De Luca, quella editoriale di Serra, che si ritaglia ogni giorno nella gabbia grafica 9x13 cm del suo giornale, proprio come fanno tutti gli altri, adattandosi al regolamento di condominio, alla castrazione delle corde vocali. Quelle sono le voci, questa la nostra miseria. E gli altri? Anche se parlano non serve, non servono loro a nulla. E non perché il silenzio è assordante, ma perché le loro voci sono troppo sottili, quasi bianche, le orecchie di chi ascolta piene di cerume.
5 commenti:
Hai ragione, ma c'è di meglio, o di peggio: le voci di Pasolini e Calvino a proposito dei delitti del Circeo che hai citato furono sonoramente discordi.
Non solo gli scrittori avevano una voce ma, incredibile dictu, avevano voci diverse e non si peritavano di usarle l'un contro l'altro e non, come avverrebbe oggi, al massimo per questioni di bottega.
io so che puoi non essere la Callas o Pavarotti, ma se canti in coro, quel coro ha una potenza che non è data dalla somma delle voci ma da una voce con una intensità moltiplicata, amplificata, nulla è più magico, ma non si sa e non si vuole cantare in coro non lo si fa più
Già, tempi autistici- hai ragione!
Rimane il fatto, credo, che l'autismo del tempo non può essere una attenuante per la mancanza di un coro.
Sono d'accordo con Vivvie... ogni tanto mi prende ancora l'OTTIMISMITE!!! Parlare è sempre meglio che non dire niente, considerando che anche TACERE ha un potere straordinario. Temo purtroppo che il caso De Luca è sporco di quella politica maledetta che insozza ogni situazione.
Che fare?... per dirla alla Silone?
a parte l'idea\utopia (nuova come l'acqua calda ovviamente)di raccogliere una frase, un verso da ogni scrittore semisconosciuto e inascoltato, ma degno di ascolto e di conoscenza perché non ha niente in meno di Volo o Camilleri, e farne un'arringa da far recapitare in qualche modo al giudice o al pubblico ministero, adesso non so bene i ruoli, che dovranno affrontare la causa di Erri.
la mia è:
di cosa è accusata la parola, signor giudice?
forse di pungolare la bava sottile della verità?
credo ci sia anche molta stanchezza, antonio. quella stanchezza depressa che arriva quando capisci che è inutile.
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