Viene a trovarci il giovane poeta disperato. Ci dice: sono depresso, la vita è un inganno, tutto è dolore, non ci salveremo. Lo ripete così tante volte che la simpatia umana a un certo punto di trasforma in fastidio e noia. No, non ho detto gioia (volesse mai il cielo che, disperato com’è, si offenda), ma noia noia noia! Con finto pudore ci passa le sue poesie, disperate come poche, aggiunge. Sono degne di essere pubblicate, ci dice, anche se forse nemmeno voi potrete capirmi, del resto chi può? Mio fratello, che è lì con me e non ama la poesia, ma a furia di frequentarmi qualcosa ne ha capito, dà loro un’occhiata, sbuffa, poi di scatto si alza, afferra una raccolta di Pessoa che è sul tavolo, gliela mette in mano e gli dice: Tieni, leggilo, vergognati di te stesso, e ripassa fra dieci anni.
1 commento:
Mi sa che abituato al mondo della lirica com'è, dovresti tenertelo lì più spesso, ti smazzerebbe un po'di aspiranti poeti, altro che vita da editor
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