L’altro giorno, invitato da Adriano e Alfredo che stavano inscatolando le sue cose per liberare l’appartamento, sono entrato per la prima volta nella biblioteca di Pinuccio Basile. Io Pinuccio lo conoscevo per le nostre chiacchierate in strada, ma non sapevo quali fossero i suoi gusti letterari e mi ha fatto un certo effetto sbirciare fra i suoi libri, venire sorpreso dalle sue scelte. Ad esempio mai avrei detto che potesse amare Forattini, eppure aveva una collezione vastissima di libri suoi, così come moltissimi libri di Stefano Benni, e ancora Sciascia e Fallaci ma nemmeno uno di Pasolini. Tanta storia politica, da Moro al terrorismo, un intero ripiano dedicato ai libri di Mario Gianfrate e persino un paio di libri miei, ma non quelli di poesia, alcune prime edizioni in ottimo stato, e ancora di più una bellissima collezione di dischi di classica e jazz, con Rava e Bollani in primo piano, e poi Paolo Conte. Adriano mi ha detto di prendermi qualcosa per ricordo, così ho preso alcuni libri di storia locale, che servono sempre. E poi una copia di “Un uomo” di Oriana Fallaci, che al contrario degli altri volumi era consumato dalle letture, con appunti e ritagli di giornale a segnare certe pagine. Quello è un libro che Pinuccio deve aver letto molte volte. So che era il romanzo preferito anche di Enzo Cervellera. Mi sono immaginato un’intera generazione cresciuta con quel modello, Panagulis che crede sopra ogni cosa negli ideali della libertà e della verità ma deve scontrarsi ogni giorno con le proprie debolezze, le contraddizioni, il suo orgoglio e gli errori, e nella continua messa in discussione di se stesso trova la propria dignità di uomo.
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