Poco fa mi sono fermato col duca davanti alla vecchia casa vuota accanto alla posta, e come fa sempre mi ha raccontato una delle sue storie sui semplici del paese. Oggi è toccato a don Antonio, che era “don” solo nel nome ma era povero e ritardato mentale, e viveva libero in un gruppo di trulli sulla Serra, ora abbandonati ma che ancora si vedono dal ponte, e campava coi frutti della terra e col baratto. Ogni tanto prendeva qualche pera, un po’ di fave o alcuni pugni di lenticchie, li metteva nel sacco che si portava sempre sulle spalle e saliva in paese, andava da Alfredo che aveva il negozio di Alimentari in piazza Marconi e li scambiava con un po’ di mortadella o delle uova. Quando non aveva nulla da portare allora se ne arrivava con un mazzo di fiori di campo. Mi ha detto il duca di averlo anche fotografato, col cappellaccio calato sulla fronte e la barbaccia incolta, il sacco di tela grezza sulle spalle, che si presenta con un mazzo di fiori colorati e ti chiede, con la voce sottile quasi da bambina, di dargli in cambio due uova, ma le foto nel tempo si sono smarrite, per cui ora di don Antonio gli resta soltanto il ricordo. Il duca, che è figlio di Alfredo, mi racconta che don Antonio era bravissimo nello scambio perché era buono, ma non potevi distrarti nemmeno un attimo perché se lo facevi oltre alle due uova che gli avevi dato ne sparivano sempre altre due. Quando è diventato troppo vecchio i servizi sociali si sono finalmente ricordati di lui e lo hanno portato all’ospedale Montanaro dove gli badavano le suore. Il duca lo andava a trovare qualche volta. La cosa che più rimpiangeva don Antonio negli ultimi anni era il fatto che non potesse più tornare a rivedere i suoi trulli sulla Serra. Serviva una macchina per farlo, ma essendo allora poche le macchine in paese, nessuno lo accompagnava e si inventavano delle scuse per tenerlo buono. Magari era giugno come adesso, mi dice il duca, c’era il sole che spaccava le pietre, ma le suore gli dicevano che sulla Serra c’era la neve, e che lo avrebbero portato lì quando la neve si fosse sciolta. Ma, finché campò don Antonio, sulla Serra non smise mai di nevicare.
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