L'altro giorno parlavo al telefono con un amico. Lui mi raccontava di Claudia Ruggeri, che aveva conosciuto negli anni '90, una ragazza strana mi diceva, scostante, che se ne stava per i fatti suoi, partecipava alle letture con quel suo cappello strano, ma restava in disparte, non parlava quasi con nessuno. Poi abbiamo parlato di tanti altri autori scomparsi e lui mi diceva che dal suo punto di vista ci sono due tipi di suicidi: ci sono i poeti che si suicidano perché sperano che la poesia li salvi, come la Ruggeri, e quando si accorgono che la poesia non salva proprio nessuno allora perdono ogni speranza e la fanno finita una volta per tutte, e ci sono i poeti che vengono “suicidati”, quelli che la poesia la usano come arma di lotta, o di scontro, e per questo la pagano, gliela fanno pagare, anche per noi. I primi vanno rispettati per il loro percorso di dolore, degli altri ce ne sono sempre troppo pochi e qualche volta vengono presi per matti. Per tutti loro, per motivi diversi, poesia e vita coincidono inestricabilmente. Tutti gli altri, che siamo noi, semplicemente fanno la loro partecipazione al dolore, a volte stanno male sul serio e scrivono, altre si indignano visceralmente, ma nella maggior parte dei casi bluffano, restano nel mezzo, in un angolo di razionalità rassicurante dove non si fanno travolgere dagli eventi. Hai voglia a dire che la poesia è tutta la tua vita se non sei disposto a morire per essa. E così siamo tutti noi, innamorati ma alla giusta temperatura. Moltissimi anni fa, quindici o sedici, mi è capitato di vincere la prima edizione del premio Claudia Ruggeri, vi ho partecipato quasi per gioco, ma poi ho vinto e vincendo quell’edizione ho pubblicato la mia prima plaquette e sono entrato nel mondo dell’editoria, è cominciato tutto lì. Ecco, da quel giorno per anni ho continuato a chiedermi cosa c’entro io, cos’ho in comune io con lei, con la sua vita, coi suoi versi e lentamente, anche per un mio senso di colpa ad avere usurpato un posto non mio, l’ho adottata, l’ho portata in giro con me per non lasciarla sola, anche se magari lei, conoscendomi, avrebbe preferito evitarmi.
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