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lunedì 25 ottobre 2021

minoranze

 Negli ultimi giorni ho visto due film che mi hanno colpito per delle scene particolari. In uno, Pride, commedia del 2014 di Matthew Warchus tratta da una storia vera, un gruppo di gay londinesi organizza una colletta per aiutare i minatori in sciopero contro il Governo della Thatcher nella più importante protesta sindacale del XX secolo, ma i minatori rifiutano l’aiuto dei gay perché la vergogna di farsi aiutare dai diversi è più forte del loro bisogno. E ancora in Salvate la tigre, film drammatico del 1973 di John G. Avildsen, il protagonista Jack Lemmon cerca di intervenire nel litigio di due sarti dove il più anziano dei due, un ebreo sfuggito ai campi di concentramento, si rifiuta categoricamente di lavorare con l’altro perché è una “checca” e per quanto sia stato vittima della cattiveria degli uomini la sua avversione per la diversità dell’altro è più forte della propria esperienza. Guardandoli ho pensato che delle volte il nostro disprezzo per quelli che non sono come noi ci impedisce di vedere che siamo tutti una minoranza per qualcuno, incapaci fra l’altro di parlarci e di considerare un quadro più grande che potrebbe darci una visione diversa delle cose.

domenica 18 luglio 2021

favolette e metodi

C’era una volta in un paese lontano lontano un governo speciale che disse ai suoi cittadini: miei cari, o vi tesserate al nostro partito oppure vi toglieremo il lavoro, la casa, la dignità e qualsiasi vita sociale, e i più cattivi li manderemo al confino perché ci danno fastidio. E la gente per strada applaudiva o formava delle piccole bande che davano addosso ai dubbiosi, convinte di essere nel giusto. Ora, io non dico che siamo nella stessa situazione storica, e non nego che ci sia un’emergenza in corso, né sono un complottista (ma per me tutto questo è frutto di gravi errori di politica ecologica), ma è più forte di me: certi metodi di cui si sta parlando mi danno fastidio, specie se mercoledì ci dichiariamo tutti convinti antifascisti e sabato diamo addosso a chi non è d’accordo con noi. Non ho soluzioni, ma conosco molte persone che hanno dei dubbi e provo ad ascoltarle. E penso che se un Governo ritiene che tutti debbano vaccinarsi per la nostra salute, allora fa una legge chiara e dice che ci si deve obbligatoriamente vaccinare. Se non fa quella legge, per motivi che dice e non dice, ma poi per obbligarti usa metodi coercitivi a me non sta bene, è come mettere una pistola alla testa di una persona e dirle: sei libero di scegliere. Non funziona così la libertà, non è una roulette russa. E nulla mi vieta di immaginarmi un altro scenario dove, per come vanno le cose, se oggi diciamo di sì a questi metodi: “per accedere alla vita sociale, ai servizi pubblici, ci si deve prima vaccinare”, domani il vaccino “opzionale” verrà erogato a pagamento, così verranno a crearsi nuove profonde divisioni di classe fra chi potrà vaccinarsi – con sottosezioni, vaccini di seria A, B e C – e godere di certi privilegi e chi sarà escluso perché il vaccino costerà un po’ troppo e gli verrà negato. È solo un’altra favoletta che mi racconto, ma solo per quanto riguarda l’Italia, perché nel resto del mondo funziona già così.

giovedì 6 febbraio 2020

i miei dubbi (da lettore) sul blocco della scontistica

Probabilmente sono io che devo ancora leggerla bene e metabolizzare la cosa, ma facendola molto facile mi sembra che la nuova legge sull'editoria, soprattutto nel blocco della scontistica, non difenda come dovrebbe né i lettori né i piccoli editori. Specie in un paese come l'Italia dove non c'è quasi una cultura alla lettura e il mercato è risicato. Parlo da lettore e mi faccio i conti in tasca, io se ho 20 euro da spendere e devo scegliere se comprare un libro Adelphi (editore a caso che mi piace, ma vale un altro grande qualsiasi) e uno di Pietre Vive (chi è?), se Adelphi mi fa sconto del 25%, lo sforzo di aggiungere qualcosa per comprare entrambi i titoli lo faccio. Se lo sconto è del 5% su un titolo che già di suo è costoso, comprerò semplicemente Adelphi, perché è il marchio più forte, prestigioso e di cui mi fido. La curiosità va bene se ci sono i soldi, altrimenti si deve tirare la cinghia. E il libraio, così come lo store online, nella maggior parte dei casi spingerà di più Adelphi, proprio perché vende più libri suoi che miei e ci campa (il monopolio non è fatto solo di sconti, ma anche di pubblicità e autori e traduttori che posso o no perettermi). Quindi i librai sono certamente difesi dagli store online, ai distributori che fanno male a tutti ma soprattutto ai piccoli editori non cambia nulla (chissà perchè?), io lettore comprerò un libro in meno di un editore di cui mi piaceva la copertina ma chi lo conosce alla fine: io sempre 20 euro posso spendere. Io piccolo editore venderò un libro in meno e morirò un po' prima mentre aspetto che gli investimenti sulla promozione alla lettura vengano intercettati da qualche assessore alla cultura illuminato e facciano effetto su un mercato talmente ridotto che poche milioni di persone devono sobbarcarsi economicamente l'intera filiera. Perché ci si scorda sempre questo, che a fare il nostro mercato editoriale non sono né gli editori né i librai, ma quei circa 10-12 milioni di persone che comprano libri con amore, costanza e sacrifici su circa 60,4 milioni di italiani. E il problema vero è quello.

sabato 28 dicembre 2019

avanguardia

Ma la gioia di mio fratello quando ha saputo che da ieri si può coltivare liberamente la marijuana in casa. Lui nemmeno se la fuma, ci si fa le tisane che (manuali erboristici alla mano) fanno un sacco bene alla salute, a partire dai problemi digestivi su su fino all'artrite. Insomma, l'avanguardia proprio.