Negli ultimi giorni ho visto due film che mi hanno colpito per delle scene particolari. In uno, Pride, commedia del 2014 di Matthew Warchus tratta da una storia vera, un gruppo di gay londinesi organizza una colletta per aiutare i minatori in sciopero contro il Governo della Thatcher nella più importante protesta sindacale del XX secolo, ma i minatori rifiutano l’aiuto dei gay perché la vergogna di farsi aiutare dai diversi è più forte del loro bisogno. E ancora in Salvate la tigre, film drammatico del 1973 di John G. Avildsen, il protagonista Jack Lemmon cerca di intervenire nel litigio di due sarti dove il più anziano dei due, un ebreo sfuggito ai campi di concentramento, si rifiuta categoricamente di lavorare con l’altro perché è una “checca” e per quanto sia stato vittima della cattiveria degli uomini la sua avversione per la diversità dell’altro è più forte della propria esperienza. Guardandoli ho pensato che delle volte il nostro disprezzo per quelli che non sono come noi ci impedisce di vedere che siamo tutti una minoranza per qualcuno, incapaci fra l’altro di parlarci e di considerare un quadro più grande che potrebbe darci una visione diversa delle cose.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
lunedì 25 ottobre 2021
domenica 18 luglio 2021
favolette e metodi
C’era una volta in un paese lontano lontano un governo speciale che disse ai suoi cittadini: miei cari, o vi tesserate al nostro partito oppure vi toglieremo il lavoro, la casa, la dignità e qualsiasi vita sociale, e i più cattivi li manderemo al confino perché ci danno fastidio. E la gente per strada applaudiva o formava delle piccole bande che davano addosso ai dubbiosi, convinte di essere nel giusto. Ora, io non dico che siamo nella stessa situazione storica, e non nego che ci sia un’emergenza in corso, né sono un complottista (ma per me tutto questo è frutto di gravi errori di politica ecologica), ma è più forte di me: certi metodi di cui si sta parlando mi danno fastidio, specie se mercoledì ci dichiariamo tutti convinti antifascisti e sabato diamo addosso a chi non è d’accordo con noi. Non ho soluzioni, ma conosco molte persone che hanno dei dubbi e provo ad ascoltarle. E penso che se un Governo ritiene che tutti debbano vaccinarsi per la nostra salute, allora fa una legge chiara e dice che ci si deve obbligatoriamente vaccinare. Se non fa quella legge, per motivi che dice e non dice, ma poi per obbligarti usa metodi coercitivi a me non sta bene, è come mettere una pistola alla testa di una persona e dirle: sei libero di scegliere. Non funziona così la libertà, non è una roulette russa. E nulla mi vieta di immaginarmi un altro scenario dove, per come vanno le cose, se oggi diciamo di sì a questi metodi: “per accedere alla vita sociale, ai servizi pubblici, ci si deve prima vaccinare”, domani il vaccino “opzionale” verrà erogato a pagamento, così verranno a crearsi nuove profonde divisioni di classe fra chi potrà vaccinarsi – con sottosezioni, vaccini di seria A, B e C – e godere di certi privilegi e chi sarà escluso perché il vaccino costerà un po’ troppo e gli verrà negato. È solo un’altra favoletta che mi racconto, ma solo per quanto riguarda l’Italia, perché nel resto del mondo funziona già così.