«Ma il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n’erano tanti e che questi non erano né perversi né sadici, bensì erano e sono tuttora terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica [...] che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generi humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male».
[Hannah Arendt, La banalità del male, Feltrinelli, 1964]
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