A te poeta allergica alle rime mie
baciate scrivo da poeta
e mando baci disarmanti e lamantini
che non risparmino sorrisi all’
allettato umore di un’insonne
per troppa pena di buio o pena d’amore
in nome di un verso che crudo
non dica la vita se non in tema di salmone
dal Baltico diretta con ostinazione
alla radice d’acqua dolce che lenisca
il tuo cuore. Ti scrivo dallo scoglio
che ho scelto nella crisi da riscaldamento
globale per condividere il piacere
di una lunga solitudine senza redenzione
le zone d’ombra del mio cuore
e la fratellanza del mare che non limita
la differenza di specie e la condanna
all’estinzione, e oscura le nostre età
distinte e gli accenti che ci fanno stranieri
persino nel canto del mare. E ti scrivo
baci sgraziati e sbuffanti da tricheco
baci in rima o in assonanza, baci
in controtempo o al massimo stonati
baci in calore al davanzale e baci
dolcissimi ma senza un finale in amarci
baci teneri da orso e baci muti o canterini
che sanno o non sanno di niente
baci-aspirina per ogni tuo acciacco ogni
accidente, di quelli che ti bacio sulla fronte
e poi ti dico ecco vedi adesso passa.
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