domenica 17 aprile 2016

gengive

Chissà che vedeva mio nonno nella lunga estate, quando da solo in giardino aguzzava lo sguardo verso l’albero o la strada vuota alla ricerca di vecchi compagni e di ricordi perduti per la demenza. Forse è così la vita a un giorno, tutto torna di soppiatto e vanamente cerchi di interpretare i segni della fine attraverso l’afa e il rimpianto. Mio nonno, seduto sotto il cedro, strizzava gli occhi perplesso e stringeva le mani dai grossi polsi sformati in preghiera. Fissava in basso, verso la terra, rimasticando e ripulendo per ore il seme duro del tempo fra le gengive indurite.

1 commento:

amanda ha detto...

E' poesia questo ricordo