Ogni carriera letteraria comincia come una personale ricerca della santità, come un tentativo di conquistare un «io» migliore. Presto o tardi – e in generale molto presto – si scopre che la penna arriva ben più lontano dell’anima. Questa scoperta crea assai spesso un insostenibile scisma all’interno dell’individuo e spiega almeno in parte la demoniaca reputazione di cui la letteratura gode in certi ambienti ottusi. Niente di male, in fondo, perché quello che va a scapito dei serafini va quasi sempre a profitto dei mortali. E poi, un estremo o l’altro è di per sé alquanto noioso, e nell’opera di un bravo scrittore cogliamo sempre un dialogo tra le sfere celesti e la fogna. Questo scisma, se non distrugge l’uomo o il suo manoscritto (come accadde per la seconda parte delle Anime morte di Gogol’), è proprio ciò che crea lo scrittore, al quale spetta perciò il compito di portare la propria penna all’altezza della propria anima.
[Iosif Brodskij, La potenza degli elementi, trad. G. Forti, in Il canto del pendolo, Adelphi 2001, pag. 63-64]
2 commenti:
Devo proprio leggere qualche prosa di Brodskij. Devo accertarmi se, nella sua integrità, risulti pomposo come nelle citazioni che mi capita di leggerne ;-)
è sempre un russo! :) a me comunque lui par veramente splendido...
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